Gli storytelling intesi come laboratori del “fare”, accolgono non solo il linguaggio comunicativo verbale e non verbale ma anche quello grafico, pittorico, manipolativo e legato al movimento e sono rivolti ai bambini del nido con i genitori che dell’infanzia e delle primarie.
Il primo apprendimento passa attraverso i sensi e il movimento e dunque attraverso il fare e l’attività. La metodologia esperienziale o percettivo-motoria prevede il coinvolgimento del bambino in prima persona e vede la lingua straniera come un “ambiente” nel quale egli può svolgere attività di crescita e di scoperta non solo linguistica.
La lingua straniera diventa “lingua viva”, strumento per comunicare i bisogni, i pensieri e le emozioni di chi parla, promuovendo lo sviluppo psicologico, cognitivo e relazionale del bambino.
La conoscenza si realizza attraverso le esperienze del fare e dell’agire, attraverso continue interazioni tra adulti e bambini e tra bambini e bambini in un contesto ludico. La crescita della soggettività del bambino, il suo divenire sociale, avviene attraverso situazioni che lo coinvolgono emotivamente, che sollecitano la sua mente narrativa. Pertanto, in tale prospettiva, l’apprendimento delle lingue non è legato ad un singolo campo ma si lega ad una rete interconnettiva con altri campi ed è finalizzato a far vivere un’esperienza al bambino in un contesto di condivisione e affetto che può avvenire anche in relazione al genitore. La lingua viene insegnata in maniera multisensoriale con l’ausilio di puppets creati per ogni storia, giochi linguistici di movimento, canzoni e attività che rendono l’apprendimento ludico ma al tempo stesso efficace per ogni età.